Regista: Paolo Licata
Cast: Lucia Sardo, Donatella Finocchiaro, Anita Pomario, Tania Bambaci, Vincenzo Ferrera, Emanuele Del Castillo, Carmen Consoli, Katia Greco, Maziar Firouzi, Loredana Marino
Genere: Drammatico
Durata: 125 minuti
Cinema Garibaldi di Piazza Armerina
Dal 23 al 28 Maggio
1° SPETTACOLO alle ore 19:00
2° SPETTACOLO alle ore 21:30
Trama: Rosa trova alloggio in casa della figlia Angela, che però non la vuole lì. Alla sera Rosa si addormenta guardando vecchie foto di una famiglia che non c’è più. Ma suo nipote Luca la spinge a fare ciò che sa fare meglio, ovvero cantare. E quando Rosa canta in pubblico comunica tutto il dolore suo e della terra di Sicilia, raccontando storie di violenza e di abbandono, di amori negati e tumultuosi. Anche nel suo passato ci sono violenze, abbandoni e amori impossibili, e soprattutto c’è una maternità difficile che l’ha tenuta lontana da Angela, una lontananza di cui la giovane donna incolpa solo Rosa. Del resto anche Angela non è riuscita a crescere Luca, come è successo anche a Maria, la sorella di Rosa. A impedire queste maternità spezzate sono stati soprattutto tanti uomini inadeguati o tirannici, e donne fragili che hanno subìto in silenzio.
L’amore che ho, partendo dal romanzo “L’amuri ca v’haiu” di Luca Torregrossa, narra la vicenda di Rosa Balistreri, leggendaria figura della canzone popolare siciliana, definita “la cantatrice del Sud”.
La lunga lista di sventure capitatele è reale, ed è messa in scena dal regista Paolo Licata, coautore della sceneggiatura insieme a Maurizio Quagliana, Heidrun Schleef e Antonio Guadalupi, scardinandone l’ordine cronologico, così che apprendiamo la sequenza degli eventi e capiamo le motivazioni dietro a certe scelte e certi comportamenti ricomponendo a poco a poco un grande arazzo narrativo.
La vita di Rosa Balistreri fa pensare al romanzo “L’arte della gioia”, ma si distacca dall’adattamento audiovisivo del capolavoro di Goliarda Sapienza perché da un lato è più sanguigno e verace, il che è un bene, dall’altro mance di quella leggerezza ed ironia che hanno reso più godibile il lavoro di Valeria Golino: in L’amore che ho la sequenza di tragedie è infatti tale da non lasciare respiro, anche per la lunga durata di due ore di un film costellato di eventi traumatici. Licata, già regista del bell’esordio Picciridda, porta con sé da quel primo film anche la protagonista Lucia Sardo, che in L’amore che ho interpreta Rosa nell’ultima fase della sua vita.
Sardo, come tutto il cast femminile del film, è davvero eccezionale: oltre a lei ci sono Donatella Finocchiaro e Anita Pomario nelle tre fasi della vita di Rosa, Tania Bambaci nel ruolo di Angela e Katia Greco in quello di Maria, tutte estremamente efficaci. Carmen Consoli, che ha composto le musiche del film, appare in un cammeo come una musicista di strada che accompagna Rosa nelle sue esibizioni. Lungo la narrazione vengono citate anche le tante figure celebri che hanno attraversato la vita professionale e personale di Rosa Balistreri, da Franca Rame e Dario Fo a Renato Guttuso, da Otello Profazio ad Andrea Camilleri, ben evocato verso la fine del film. L’impegno politico nel Partito Comunista è appena sfiorato, più incisivi i riferimenti ai tentativi di Rosa di immaginare “una Sicilia libera e indipendente” e di restituire rispetto alle donne siciliane. Agli uomini è riservato un ruolo ferino, traditore e lascivo, con l’unica eccezione del personaggio del nipote Luca, nella vita l’autore del romanzo su cui si basa il film.