ASSASSINIO A VENEZIA

Regista: Kenneth Branagh

Cast: Kenneth Branagh, Tina Fey, Kelly Reilly, Jamie Dornan, Jude Hill, Michelle Yeoh, Emma Laird, Kyle Allen, Riccardo Scamarcio, Camille Cottin, Ali Khan

Genere: Drammatico

Durata: 103 minuti

Cinema Garibaldi di Piazza Armerina

DAL 22 AL 27 SETTEMBRE

1° SPETTACOLO alle ore 19:00

2° SPETTACOLO alle ore 21:30

Trama:

Il celebre Hercule Poirot ha detto basta. Nonostante i clienti non smettano di inseguirlo anche a Venezia, dove si è ritirato in pensione, il suo è soprattutto un esilio volontario, un addio alle armi. La vecchia amica Ariadne Oliver, scrittrice di gialli, non vuole però credere che Poirot possa stare lontano da un mistero da risolvere più del tempo di un capriccio, e per questo lo invita, la notte di Halloween, a prendere parte ad una seduta spiritica nel palazzo della cantante d’opera Rowena Drake, convincendolo che sarà divertente, per lui, poter sfatare davanti a tutti il mito della medium Joyce Reynolds. Naturalmente l’occasione si arricchisce di un omicidio e Poirot è costretto, nonostante tutto, a rimettersi al lavoro.

Branagh e lo sceneggiatore Michael Green, al terzo appuntamento con Agatha Christie, scelgono una storia di fantasmi e la malinconia di Venezia sotto la pioggia, riservandosi l’opportunità di virare, all’interno del genere, verso sponde più orrorifiche.

Trasportano dunque “Hallowe’en Party” (da noi come “Poirot e la strage degli innocenti”) lontano dalla campagna inglese dentro un palazzo abitato dagli spettri, assetati di vendetta, dei tanti bambini che in quel luogo hanno trovato la morte ma non la pace. Green gioca con la trama del romanzo, ibridandolo con altri racconti della Christie, e conservando alcuni nomi ed ingredienti ma mutandone l’ordine e le dinamiche interne, mentre Branagh si diverte a muovere un altro cast di tutto rispetto, che comprende certezze quali Tina Fey e Michelle Yeoh, ritorni quali Dorman e Hill (il padre e il figlio di Belfast), e scommesse come Riccardo Scamarcio.
Branagh stesso dosa bene, stavolta, il protagonismo del personaggio e quello della sua persona, riuscendo a far scomparire il secondo dentro il primo, nonostante il plot coinvolga attivamente Poirot, attribuendogli paure, dubbi e allucinazioni. L’inusuale basso profilo del Branagh interprete è d’altronde necessario, in un film che invece non lesina effetti sonori e visivi rubati, appunto, al genere horror, talvolta in maniera prevedibile e poco sofisticata, così come prevedile è il tempo atmosferico da tregenda e la luce plumbea che regna sovrana finché il caso non è chiuso e allora ecco spuntare il sole. Pennellate scontate, dunque, alle quali se ne affiancano, però, anche altre, che dimostrano un uso più accorto dell’ambientazione. Così è per l’utilizzo delle maschere, ad esempio, che riprende il tema di Venezia come nascondiglio ideale, per qualsivoglia genere di scopo.

Ambientato nell’immediato dopoguerra, il film sfrutta inoltre la profondità e la varietà dei traumi che il conflitto ha causato nelle vite e nella psiche dei personaggi coinvolti, nessuno escluso, per aggiungere ad ognuno di loro una nota di dolore e di tormento, e scomoda spesso domande sull’anima e sulla sua persistenza oltre la morte, rischiando però di mettere addosso a Poirot troppi indumenti, e di voler elevare il discorso oltre lo standard, perfettamente legittimo, che gli è più congeniale.