LE RAGAZZE DI WALL STREET – Business is Business

Regia:  Lorene Scafaria.

Cast:  Jennifer Lopez, Constance Wu, Lili Reinhart, Julia Stiles, Madeline Brewer.

Genere:  Drammatico – USA, 2019.

Durata: 110 Minuti.

Cinema di Piazza Armerina

dal 16 al 20 Novembre

1°SPETTACOLO ore 19:00

2°SPETTACOLO ore 21:30

Trama:

Storia vera di un gruppo di lap dancer diventate rapinatrici, il film segue la formazione della banda a partire dall’ingresso nello strip club più quotato di Wall Street di Destiny, che presto diventa la protetta della “diva” Ramona. Travolte dalla crisi finanziaria del 2008, che dimezza drasticamente il numero dei clienti, alle donne viene un’idea: mettersi in proprio per adescare, drogare e derubare i ricchi con cui si accompagnano.

No, non sono i lupi di Wall Street. E non perché al branco manchi un leader, né tantomeno l’aggressività del predatore. A queste bestie terribili, figlie dello stesso crudele ambiente che partorì i Gordon Gekko e i Jordan Belfort di Oliver Stone e Martin Scorsese, dotate dell’identico disprezzo per il prossimo e per la morale, manca solo una cosa per essere davvero letali: la fame.

Poi, certo: un lupo è sempre un lupo, che resta feroce anche senza appetito. Ma l’impressione è che forse, così, sia meno pericoloso del previsto.

Ma torniamo un passo indietro, al capobranco che primeggia tra le fiere. Perché se Le ragazze di Wall Street – Business is Business merita comunque la visione – aldilà della sua effettiva efficacia narrativa – è soprattutto per lei: per il carisma  esercitato da un’attrice, Jennifer Lopez, che in questo film divora letteralmente il personaggio di Ramona, imponendole il suo magnifico corpo (l’ingresso in scena è tra i momenti migliori del film) e sovrapponendo il suo star power da presunta mantide di Hollywood al potere manipolatorio dell’alter ego.

Un film Lopez-centrico con ottime spalle (Cardi B, Keke Palmer, perfetta Lili Reinhart), una coprotagonista messa all’angolo dal fuoco amico della collega (Constance Wu), il tutto cucito addosso al corpo di Ramona e ai suoi volteggi da lap dancer, ai movimenti della nuca e dei capelli, ai sorrisi sghembi, alle gambe avvolte da stivali inindossabili dal resto del genere umano. Se in questo film c’è una lupa, quella è lei.

Si diceva, però, della fame. La fame delle ragazze di Wall Street, e non poteva essere altrimenti, é una fame di denaro. Una fame che si aggancia a una malsana idea di riscatto, economico e sociale. Riscatto da un mestiere che le lupe disprezzano (“Abbiamo finito di ballare”), da uomini che detestano (“Truffatori che si fanno fanno fare pompini con i fondi pensionistici dei pompieri”), da un micricosmo (il club) e un macrocosmo (Wall Street) che fa dei loro corpi capitale. Sfruttandoli, scambiandoli, investendoli come se fosse la cosa più naturale al mondo.

Un appetito legittimo quello delle ragazze, una materia narrativamente incandescente che il film purtroppo spegne senza mai cavalcarla fino in fondo. È come se Scafaria tirasse il freno a mano sul dramma, scegliendo di alleggerire una storia che chiedeva, disperatamente, di farsi prendere sul serio. E cosi, tra scene godibilissime (la sequenza in cucina con l’MDMA), inevitabili ribaltamenti di cliché e rare cadute nel sentimentalismo (Natale), il film procede con (troppa) grazia, perdendo l’appetito per strada. Più Ocean XXX che Wall Street, più carezza che pugno nello stomaco. Da un branco di lupi ci si aspetterebbe tutt’altro.